Cappella Cimitero - SilvioGaggi_2020

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Creazioni

Cappella del cimitero di Chiesa in Valmalenco
in ricordo di Don Giulio Roncan
un graffito da contemplare con gli occhi della fede



All’artista malenco Silvio Gaggi, Don Giulio aveva affidato la realizzazione di un graffito a due colori, ricco di significato e richiamo religiosi che esprimesse il messaggio cristiano della vita futura.
Alla morte di Don Giulio avvenuta il 23 giugno 2001, Silvio ha iniziato l’opera conclusa per il suo primo anniversario.

Descrizione di Don Giulio Roncan delle scene illustrate e il loro significato poetico e religioso
Sulla parete centrale d’ingresso alla cappella, a sinistra per chi guarda, sono raffigurati l’Albero della vita, motivi floreali, animali e le tre fasi della vita umana: Il bambino, l’adulto, l’anziano e una grande folla, ripresa di spalle, in cammino oltre la vita terrena.
Al centro il graffito riproduce la Santissima Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo) con richiamo all’icona russa di Andrej Rublev (1360 – 1430 circa) la più espressiva, geniale, e artistica immagine del Mistero fondamentale del Cristianesimo che a sua volta fa riferimento al racconto biblico (Genesi 18) dei tre ospiti misteriosi che fanno visita ad Abramo con la promessa di un figlio e di un popolo eletto numeroso.
Tre volti uguali, racchiusi armonicamente in un cerchio, tre varianti di un unico angelo, uniscono gli sguardi in un dialogo infinito di comunione e di amore.
Dal cuore di Gesù partono due raggi di luce, di colore bianco e rosso: rappresentano il sangue e l’acqua che uscirono dal costato di Cristo sulla croce (Gv. 19,34).
Il sangue evoca il Sacrificio della Croce e il dono Eucaristico; l’Acqua ricorda il Battesimo e il dono dello Spirito Santo che purifica e persona (cfr. la visione a S. Faustina Kowalska e la domenica della Divina Misericordia - seconda di Pasqua - proclamata dal papa Giovanni Paolo II).
La coppa eucaristica è sorretta da una coppa più ampia in cui tutti possono ricevere il pegno divino della Risurrezione.
A destra, sempre sulla parete centrale, con la trasformazione operata da Dio Ricco di Misericordia, le anime, nella simbologia dantesca della bellezza di angelica farfalla (Purg. X, 125), liberate dall’involucro terreno, vanno verso la luce beatificante del Paradiso e, come Bambini-Figli, sono accolti dall’abbraccio del Padre.
Sulla parete di sinistra è riprodotta la preghiera di Gesù: “Padre, voglio che dove sono io siano anch’essi con me nella GLORIA” (Gv. 17,24) e una sintetica spiegazione del graffito stesso.
Sulla parete di destra, sotto la scultura raffigurante la Madonna degli Alpini patrona della Comunità, tratta dal celebre canto Signore delle Cime di Bepi De Marzi, è riprodotta la strofa che recita “Santa Maria, Signora della neve, copri col bianco, soffice mantello”.
In basso alle pareti laterali sono riprodotte Dieci Finestre che significano le contrade di Chiesa con un Cerchio Bianco, simbolo storico-religioso usato abitualmente in Valle nei documenti per indicare chiese e abitazioni di sacerdoti.
In alto, sul frontone, un Crocifisso, scolpito nella pietra ollare, irradia cerchi concentrici di luce, riprendendo la verità evangelica della croce come glorificazione e la più alta manifestazione dell’Amore infinito di Dio, per illuminare il mistero della morte e della risurrezione guardando al Cristo crocifisso e risorto.


TECNICA DEL GRAFFITO
Descrizione di Silvio Gaggi

Prende il nome dal suo procedimento di lavoro, cioè disegno o scrittura incisa con una punta di ferro su muro. Già nell’antichità i pompeiani usavano questo sistema per incidere scritture, disegni di arte popolare o sacra sui muri delle case o su lastre di marmo.
É una sorta di pittura ornamentale bicolore in chiaroscuro, ottenuta con incisioni profonde, tecnica utilizzata soprattutto nel Rinascimento (XV secolo) per decorare l’esterno delle facciate, le pareti e le pavimentazioni.
Il graffito può essere eseguito in diversi modi: il più semplice è quello di incidere la calce fresca, ottenendo così un disegno senza alcun contrasto; il secondo modo, era di colorare ad affresco soltanto nella graffiatura; il terzo, il più conosciuto e che rende maggiormente per il suo contrasto, consiste nell’intonacare la parete con un colore chiaro o scuro a piacimento, quando la parete è asciutta si passa una seconda mano di pittura in contrasto con la prima; poi si incide il disegno fino a trovare il colore sottostante.
Il procedimento adottato nella Cappella del Cimitero di Chiesa è quasi simile, con dei piccoli accorgimenti che a suo tempo avevo appreso dal Maestro d'arte Erminio Dioli.
Dopo aver pulito con frese rotanti tutta la superficie in cemento armato da decorare, è stato applicato uno strato composto da calce, cemento e sabbia colorato con ossidi di ferro di colore marrone tendente al rosso nella parte alta, mentre nella parte in basso di colore grigio-verde. Una volta asciutto è stato ricoperto da un altro strato di calce e sabbia marmorea “rofix” di colore bianco, dello spessore di 3-4 mm.
A questo punto la superficie era pronta per essere decorata.
Dopo aver riportato a matita il soggetto, precedentemente elaborato, con una piccola fresa incisi i contorni del disegno e con un’altra fresa più grossa asportai tutto il fondo intorno, mettendo in luce il colore di base dando così risalto al disegno, con un effetto di chiaro/scuro.

Chiesa in Valmalenco
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